I danni delle imprese minerarie e la non tutela dei diritti umani

Le attività estrattive hanno sempre generato impatti negativi sull’ambiente e sulle comunità locali. La Colombia è il principale produttore di carbone in America Latina e quinto nel mondo per esportazioni, evidenziando come la presenza di multinazionali straniere, non debitamente regolamentate, scatenano conflitti tra interessi economici e sostenibilità ambientale.

Il dipartimento di La Guajira, sede della miniera, affronta molteplici sfide legate all’accesso dell’acqua per l’intera popolazione. In un contesto in cui la distribuzione dell’acqua in Colombia è diseguale e considerando che La Guajira è una delle regioni più calde e secche del paese, il cambiamento climatico ha notevolmente inciso sul territorio, causando un aumento della temperatura e una diminuzione delle precipitazioni negli ultimi trent’anni. Con la deviazione del fiume Ranchería, a causa dell’impresa mineraria, la situazione non ha affatto che aggravarsi. Con solo il 37% della popolazione che ha accesso all’acqua potabile e con l’accesso di meno di un litro d’acqua al giorno, almeno sette milioni di persone vivono in condizioni di scarsità idrica estrema. Gli impatti della massiccia estrazione di carbone e l’inquinamento delle acque e del sottosuolo, hanno causato l’aumento di malattie respiratorie e cancro tra la popolazione a causa degli alti livelli di metalli pesanti ritrovati nel suolo e nell’acqua aumentando il tasso di mortalità e malnutrizione nelle popolazioni limitrofe.

Le sfide sanitarie si aggiungono al quadro, con la necessità di percorrere lunghe distanze per raggiungere strutture mediche in aree remote e un accesso limitato ai servizi medici di base. I costi di viaggio e le difficoltà logistiche ostacolano l’accesso dei Wayuu a cure mediche adeguate. Nonostante attivisti e denunce da parte di ONG ed organizzazioni internazionali, l’attuazione di azioni correttive è rallentata a causa della negligenza governativa e della diffusa corruzione infrastrutturale.

© Shane McLendon | 2018

EL CERREJO’N

El Cerrejón, si estende su 69.000 ettari, pari a circa 100.000 campi da calcio, ed annualmente estrae circa 20 milioni di tonnellate di carbone annue per soddisfare la crescente domanda energetica globale. L’industria mineraria, sviluppatasi dagli anni ’70, ha portato a cambiamenti politici sotto le presidenze di Uribe Vélez e Santos, favorendo il modello minerario-energetico a discapito delle comunità locali, costrette a muoversi o a lasciare le loro case perché il governo colombiano ha favorito gli interessi economici con diverse società multinazionali come la BHP (Broken Hill Proprietary Company), società mineraria australiana ed una delle principali partner nella joint venture di Correjòn, Il Glencore, società di estrazione e commercio di materie prime con sede in svizzera e Anglo American, un’importante società mineraria britannica-sudafricana. Queste società hanno contribuito a creare un business minerario redditizio, come evidenziano i bilanci annui di Glencore, con un fatturato, solo nel 2022, di $256 miliardi (€233 miliardi).

Nel 2011, durante l’assemblea annuale di bilancio, la BHP Billiton, indicava una vita di riserva della miniera di 23 anni, ma nei rapporti successivi la BHP Billiton dichiarò che i contratti di Cerrejón per l’estrazione del carbone colombiano sarebbero invece scaduti progressivamente tra il 2028 e il 2034, senza previsioni di ulteriore produzione oltre il 2033. Nel settembre 2020, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’ambiente, David Boyd, ha chiesto la sospensione della miniera “fino a quando non può essere dimostrato di essere sicuro.”

Nel gennaio 2021, è stato annunciato che BHP, Glencore e Anglo American avrebbero affrontato un’indagine sugli impatti ambientali e sui diritti umani della miniera. Tuttavia, i portavoce delle multinazionali coinvolte nel Cerrejon spesso deviano la responsabilità della crisi idrica e sanitaria a La Guajira. Sostengono, invece, continui sforzi da parte delle società coinvolte per il benessere delle comunità locali in difesa dei diritti umani. Allo stesso tempo, negano l’implicazione del settore finanziario europeo, come banche e compagnie di assicurazione tedesche. Fino all’invasione russa dell’Ucraina, la Germania rimaneva la principale importatrice di carbone colombiano, con quasi 3 milioni di tonnellate importate attraverso accordi con aziende energetiche tedesche come EnBW, Uniper, RWE e STEAG.

Attivisti per l’ambiente e i diritti umani in Australia, Svizzera, Irlanda e Regno Unito hanno presentato denunce simultanee all’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) chiedendo la chiusura della miniera di Cerrejón. Nel gennaio 2022, i National Central Point (NCP) svizzeri, australiani e britannici hanno emesso valutazioni iniziali che confermano che le denunce trattano un problema credibile e dovrebbero procedere. Tuttavia, Glencore respinge queste accuse, evidenziando i pagamenti fatti alla regione per iniziative sociali e ambientali, oltre alla distribuzione di acqua potabile.

La storia di El Cerrejón riflette un disequilibrio evidente tra un contesto internazionale che promuove la sostenibilità ed etica, e la continua ricerca di profitto. Il coinvolgimento di aziende europee e le indagini dell’OCSE mettono in luce la necessità di una riflessione critica sulla responsabilità delle aziende e sulle loro pratiche operative. Queste, spesso, non tutelano né rispettano l’ambiente circostante, trascurando le esigenze locali e, in particolare, ignorando i diritti dei popoli indigeni considerati patrimonio dell’umanità. La situazione evidenzia la sfida di conciliare gli interessi economici con la tutela ambientale e la salvaguardia dei diritti delle comunità locali.

L’IMPRESA DEL CARBONE UNA DISCARICA A CIELO APERTO

La Guajira è l’unica regione dell’intero Sudamerica dove i bambini muoiono ancora di fame e di sete. Poiché il governo e le organizzazioni internazionali non hanno mai trovato una soluzione efficace per risolvere questa problematica, conosciuta ormai da anni, le imprese turistiche hanno preso il sopravvento, creando nuove e malsane abitudini nelle popolazioni locali e danneggiando l’ambiente circostante.

Lungo la strada si trovano montagne di rifiuti di ogni genere a causa dei continui passaggi di veicoli turistici. Il governo non ha un sistema di smaltimento dei rifiuti, con la conseguenza che tutto quello che i turisti donano pensando di fare del bene in realtà genera un impatto negativo. Questo alimenta non solo la già nota pratica di elemosinare da parte dei bambini, che spesso abbandonano la scuola per dedicarsi a questa attività, ma contribuisce anche alla mancanza di un’educazione ecosostenibile nei confronti dell’ambiente. Se non ci sarà un’iniziativa concreta da parte dello Stato, la Guajira rischia di diventare in poco tempo una discarica a cielo aperto.

Giada Malagoli Minutiello
Giada Malagoli Minutiello

Fotografa, viaggiatrice solitaria e appassionata di diritti umani. Attraverso le mie foto e le mie parole, racconto le discriminazioni nel mondo per far luce su realtà nascoste nella speranza di sensibilizzare e promuovere un cambiamento sociale.